Monday, November 20, 2006

Uno spaccato di vita.





Andare a Milano non è mai stata una delle mie massime aspirazioni, ma questa monotonia pietrasantina ha rotto le palle ed è giunto l'ora di cambiare aria, almeno per il fine settimana. Partiamo con la macchina di Simone (ormai milanese d'adozione) e senza accorgersene siamo già nel sul minimonomansardatolocale nei pressi delle stazione di Porta Genova in un quartiere tranquillo e carino.
Dopo aver lasciato la borsa, fatto qualche bisogno ed effettuato il cambio abiti per la Milano da bere, salutiamo il nostro amico e con passo felpato ci immergiamo nel cuore delle città.
La prima sosta è lungo il mercato che si trova a pochi metri dal via ed io sono già sfavato in quanto: già non sopporto girottolare per banchetti e la locazione dello stesso è pessima (non è atro che una banchina a divisione dei due sensi di marcia); immaginatevi voi un budello di strada, piena zeppa di persone che non ti permettono nemmeno di sbirciare sui banchi per capire cosa c'è in vendita; inoltre ci becchiamo subito una rissa fra due marocchini che termina con la visione di uno dei contendenti con in mano una specie di cartello entro il quale si infilano le prime pagine dei giornali riportanti scritte a caratteri cubitali (di alluminio per intendersi).
Finalmente l'Arianna decide che è il momento di uscire da qualla bolgia e così, con in mano la cartina della città, ci avviciniamo al parco Sempione dove si trova la Triennale e di conseguenza la mostra di Basquiat.
All'ingresso di questa isola di verde ecco che appaiono degli splendidi spacciatori che con suoni diversi cercano di cogliere la mia attenzione; io però non sono interessato ai loro prodotti e per tanto ci infiliamo dentro quel palazzo che ospita un giovane artista morto da una overdose di eroina all'età di 27 anni. Le sue opere ritraggono, con uno stile (a parer mio) fanciullesco, spaccati di vita del periodo con particolare attenzione agli eroi ("guerrieri") neri di quel periodo, sia nel campo dello sport, che della politica e soprattutto della musica.
Usciamo dopo circa 2 ore di visita all'intero edificio e ci dirigiamo verso il Duomo; nel frattempo vediamo il Castello Sforzesco e qualche via bene del "centro storico". Entrati in Galleria sbagliamo per ben due volte l'uscita e siamo troppo stanchi per rigirarci e trovare quella giusta che ci proietti al cospetto della bella Madunina e così ci addentriamo nella zona della scala alla ricerca di un bar che possa momentaneamente sfamare le nostre bocche.
Il tram n°2 ci riporta al punto di partenza (Porta Genova) con veloce visione della facciata, sempre in via di ristrutturazione, del Duomo; la città incomincia ad animarsi e molti ragazzi sono già per le strada a festeggiare questo sabato sera, noi però abbiamo un appuntamento con il ristorante vegetariano e rimandiamo a iù tardi i bagordi. Dovete sapere che in questo locale non servono alcolici, ma tutta roba biologica tipo sidro di mela, succo di uva, tisane e simili............ma il vino biologico no!
I navigli nel frattempo si sono riempiti di macchine e persone.......un miriade di gente che si ritrova davanti al bar preferito sorseggiando alcolici e fumando qualche canna; io e l'Arianna ci troviamo spersi in questa situazione e decidiamo di aspettare Simone a casa sua, nella speranza di ritrovare i sensi. Il nostro amico pisano-milanese arriva in ritardo a causa di una lite nata nelle reti Mediaset tra il suo regista ed il conduttore della trasmissione televisiva e nel suo volto si nota la stanchezza di tutta la giornata, ma non si tira indietro quando gli chiediamo di farci conoscere la città di notte e così montiamo in macchina ed attraversiamo la città da nord a sud (da Porta Ticinese a Lambrate). Lungo il tragitto vediamo un centro sociale creato utilizzando le vecchie strutture di un capannone industriale e per accedere al suo interno bisogna passare in una stradina stretta che ricorda una via del bronx come si vede nei film con la gente che si riscalda davanti a fuochi improvvisati.
Sostiamo davanti al birrificio Lambrate e qui ci scoliamo un pò di birra cruda dalle diverse graduazioni alcoliche; alle 2.00 il locale chiude e quindi non resta altro che partire.....direzione Leoncavallo. Non ci ero mai stato ed ero incuriosito da questo posto, inoltre Sgarbi ci vuole fare un centro di arte contemporanea, ma lo scopo di tutto ciò è renderlo associazione per poi far pagare l'affitto. Restiamo al suo interno fino a che la musica non cessa (intorno alle 3.00) ed usciamo in compagnia di Jawad un marocchino tranquillo, anche se gonfio come un culo e per questo poco comprensibile, che ci invita a bere una birra vicino a casa sua con la scusa di avere anche un passaggio. Saliamo in macchina ed il tipo si rinviene dicendoci che è venuto sino a lì in bici e che la vuole riportare assolutamente a casa.
La frase che ci pronuncia è la seguente: "vi seguo io o mi seguite voi?" o noi:"sarà meglio che vai avanti te così ci indichi la strada"; allora salta sopra la sua dechatlon, parte come un missile, imposta la curva e buuummmm, casca per terra picchiando la testa. Accorriamo al suo capezzale ed intorno si crea un capannello di connazionali ed altri ragazzi usciti da Leoncavallo; la testa sanguina leggermente e dopo poco riesce ad alzarsi e ripartire (gli avevamo detto che chiamavamo una autombulanza, ma ha preferito di no).
Seguirlo con la macchina mentre lui guida la bici e come scendere da Campocecina senza avere la minima cognizione di dove stai andando ed il cuore prende dei sussulti quando attraversa la strada senza guardare o riprepara una curva come quella della partenza.
Giungiamo in un quartiere bruttino e Simone incomincia a dire: "non ci posso credere, non ci posso credere"; praticamente aveva vissuto il suo primo anno proprio in quella zona e riconosceva le persone che lavoravano nella baracchetta a preparare i panini anti fame chimica.
Si è fatto tardi ed è meglio andare a letto. Jawad ci invita al mercato delle pulci a San Donato, ma crediamo poco a quello che dice anche se 99% andremo lo stesso a vedere questo spaccato di vita.
Domenica mattina ci svegliamo verso le 11.00 tutti un pò cotti dalla serata passata (fra riffe e raffe siamo andati al letto alle 5.00 passate) e mentre Simone va a comprare il giornale io ed Arianna prepariamo la colazione e vi assicuro che fare qualche cosa in quello stretto spazio è veramente dura (quasi claustrofobico). Ci rimpinziamo ben ben di vitameni e carboidrati e poi giù per strada, poi in metropolitana ed infine accoci al mercatino.
Questo luogo è il ritrovo di tutti gli extracomunitari di Milano e la roba che si vende è incredibile; qui si possono trovare: sampanti ad €.10,00, telecamere di sorveglianza alla stessa cifra, stereo, Hifi, casse autoradio, bici vecchie, pezzi di ricambio, motoseghe, trapani, scarpe usate e quanto altra; che questa roba non sia rubata non ci credo, ma girare in un luogo del genere non è da tutti i giorni.
Proprio quando stiamo per entrare in questo angolo di Italia ci sentiamo suonare da un furgone ed indovinate chi è alla guida........Jawad. Tutto quello che ci aveva detto la sera prima era vero, ma purtroppo non lo riusciamo a rintracciare il suo banchetto e così usciamo per andare a riprendere la metro e ci fermiamo a banchettare davanti a degli spiedini preparati sul posto con una minigriglia.
Usciamo dal sottosuolo e man mano che salgo gli scalini intravedo delle cuspidi e capisco che fra poco mi apparirà davanti agli occhi il Duomo. La piazza è piena di gente che passeggia tranquilla e dintorno le macchine non si sentono perchè è blocco stradale.
Entriamo nel quartiere di Brera e rimaniamo affascianati dai negozi di antiquariato, in uno dei quali scorgo una splendida bicislitta in legno del valore di €.1.500,00; ci sono anche delle bellissime marionette dal sapore montano con rappresentazioni anche "mitologiche". In questa zona pullulano anche i cartomanti ma non ci fermiamo al loro cospetto perchè non ci crediamo e poi dobbiamo assolutamente andare a casa del pisano-milanese, prendere la borsa, andare giù nella metro e prendere il treno delle 17.15 alla Stazione Centrale. Arriviamo in questo ultimo posto con 2min. di ritardo e con il nostro mezzo verso la Versilia ormai partito, così ci facciamo un ora di sosta aspettando quello per Genova.
Passate due ore sulle rotaie sento una voglia di aria aperta incredibile e per fortuna dobbiamo aspettare il cambio che dal capoluogo Ligure ci porterà a Massa e da quest'ultima a Pietrasanta ed anche qui ci sono delle belle situazioni, ma ormai non ci facciamo quasi più caso in quanto ne abbiamo già viste abbastanza.
Dopo la bellezza di cinque ore finalmente rivedo il buco di marmo che anticipa l'ingresso alla città di Pietrasanta ed anche se non mi piace un granchè come opera vi devo dire che in quella serata mi ha fatto proprio piacere rivederla.

Coclusioni: a Milano non ci vivrei mai, però passare due giorni del genere vivendola in questa maniera non è stato per niente male, anzi....qualli spaccati di vita rimangono a tutt'oggi dei flash nella mia mente e forse dureranno ancora per molto.

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