Parlando con il mio compagno di banfe (Milk) ho scoperto di non essere il solo a provare quel senso di cambiamento che tanto fa pensare all’invecchiamento; invecchiamento non tanto fisico quanto mentale, ma poi sarà effettivamente questo aggettivo che identifica il mio pensiero?
Chiaramente non posso parlare per lui, ma grazie ad un confronto forse riuscirò ad avere più chiara questa situazione.
Partiamo allora dall’età dell’adolescenza quando facevo le mie scorribande a zonzo per la Versilia in compagnia dei “ragazzi della goretta”. In quel periodo abitavo, vivevo e respiravo l’aria della campagna capezzanotta ed il bar della Giuliana era il nostro luogo di ritrovo e di ritorno non appena, dopo un giro in macchina o nascosti nella boscaglia, era terminata la canna.
Con il passare degli anni il bar si trasformava inglobando nuove generazioni e noi cominciavamo piano piano ad abbandonarlo per il semplice motivo che avevamo scoperto cosa c’era al di là del confine (che a ripensarci ora non era niente di speciale).
Il buon capezzanotto, dovete sapere, non si sposta mai verso ovest, ne consegue che Viareggio diventava l’unica città degna della nostra visita ed il Fog con la sua birra Slalom (la seconda media ti mandava la nebbia al cervello) la nostra seconda casa.
Le realtà della campagna portano a vivere momenti di semplicità e piacere tali da dimenticarsi il significato di tecnologia e così, smontati due sedili di un auto abbandonata e recuperati fogli spessi di compensato, ecco che nasce la casetta sulla Dogaia.
Passano gli anni e la scuola superiore fa il suo effetto sulla mente di un ragazzo, a tal punto che incomincio a cambiare abitudini ed a frequentare sempre più la sponda ovest; nonostante questo continuo il mio buonissimo rapporto con i miei amici della goretta, ma sento di avere bisogno di un cambiamento e così è.
Prima di terminare la scuola superiore comincio a frequentare i due Alessandro e Federico; successivamente faccio la conoscenza anche di Giacomo ed Elisa e con loro trovo subito una nuova famiglia ed una voglia irrefrenabile di conoscere. Nasce allora l’era del Baraonda e dei ritorni a casa non prima dell’alba e poi spesso e volentieri mi trattengo a dormire fuori grazie all’ospitalità che i due fratelli mi offrono il quella casetta il località Pontaranci a Pietrasanta.
Il periodo degli stravolgimenti mentali assume il momento clue della mia carriera in quanto mi avvicino, senza remore alcuna, ad esperienze extra-terrene, ma non senza trovare in esse un piacere ed una certa spiritualità.
Nel frattempo il diploma di geometra è in bacheca ed adesso devo conseguire quello di abilitazione e come biblioteca personale e luogo di scambio culturale viene fondato il “PontaranciGroup”, dove ognuno mette del suo ed insieme facciamo una bella cricca di scellerati.
Con il mio amico Giacomo, che tra cannoni e film eravamo diventati gli ergastolani volontari del Ponte (da qui tra l’altro il pensiero di riscrivere in chiave moderna “le mie prigioni”), una sera, in quel del Barbacane, conosciamo due fanciulle Arianna ed Eva e da lì parte una nuova puntata della mia vita.
Non mi sentivo tanto cambiato, ma stavo affrontando dei passi che sicuramente dovevano farmi pensare. Grazie al mio lavoro prendo in gestione una casa nel bosco ad Azzano e passo 10 mesi della mia vita; nel frattempo, grazie anche all’apertura del “Caffè Maccari”, conosco il Tatsumi e con esso il Bocacica e la perdizione.
L’Arianna però sta prendendo spazio nel mio cuore e con lei la voglia di cambiare genere di vita si fa sempre più viva e poi c’è il lavoro e le responsabilità che avanzano e così piano piano do un freno alla mia irrefrenabile voglia di straviziare.
Oggi mi sento un ragazzo tranquillo che fa tutto quello che vuole e che ogni tanto si concede anche qualche come back, ma stufo delle solite cose e di conseguenza distante dalle abitudini dei miei compagni di vita ed allora ecco la domanda, ma non sarà che mi manca quello che facevo prima oppure ho voglia di qualche cosa di nuovo?
Penso che la risposta giusta sia quella che i cambiamenti ci vogliono ed è normale che ci siano, ma perché provo dispiacere nel non sentirmi più vicino ad i miei amici? Non che mi sono allontanato da loro, ma con essi non riesco più ad andare a giro insieme perché mi immagino come andrà a finire la serata e questo mi blocca.
Stavo pensando a come ragiona Lorò. Lui è da un bel po’ che spazia qua e la con il suo lavoro e grazie ad esso ha conosciuto persone nuove e realtà diverse. In ogni città cui presta le sue doti di ottico trova sempre una difficoltà iniziale ad inserirsi e divertirsi, ma poi ecco che sorge qualcosa di nuovo, diverso dai soliti parametri. Voi vi chiederete:”ma dopo un po’ una città non sarà più nuova e tanto meno divertente?” Vi darei ragione ma forse è per questo motivo che Lorenzo a giugno si licenzia e riparte a settembre per una nuova destinazione.
Per San Giuseppe ho avuto l’ennesima prova di quanto i cambiamenti esistono e cambiano la nostra esistenza, infatti la baldoria è sempre stata l’occasione per ripassare un po’ di tempo con i ragazzi della goretta, ma questo anno le cose sono cambiate, non abbiamo più il nostro posto classico e la gente ha incominciato ad abbandonare questo tipo di usanza/tradizione. I vecchi compagni si stanno per sposare, alcuni non frequentano più il gruppo a causa di litigi, altri stanno pensando di andare a lavorare sulle chiatte per poi comprarsi la casa. Le canne non sono mancate di girare e tanto meno la gente allegra dall’alcool, ma tutti sentivano la mancanza di qualcosa o qualcuno. La sera tornato a casa ero abbastanza rattristato da tutto ciò, soprattutto dal fatto che mi dispiacerebbe se questa usanza venisse cancellata dal calendario annuale delle cose che bisogna assolutamente fare per non dimenticare.
Allora è proprio vero che siamo in continuo cambiamento!
Posso dire con assoluta certezza che non mi dimenticherò mai da dove vengo, non voglio dimenticare le mie origini, ma voglio conoscere il più possibile per ritornare alla carica con una nuova energia e questa farla sentire a coloro che mi sono stati sempre vicini.
Concludendo: 1) probabilmente bisogna cercare delle fonti alternative per star bene noi ; 2) sapere quanto è importante l’amicizia; 3) sapere che un amico è per sempre e bisogna farli capire il perché del proprio cambiamento; 4) sapere inoltre che il passato è e sarà parte integrante della mia vita.
Wednesday, April 26, 2006
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