
Questa volta vi voglio raccontare cosa è successo in questo long week-end (sabato, domenica, lunedì e martedì) caratterizzato di un evento storico fondamentale per la democrazia in Italia…….il 25 aprile, festa della Liberazione del nostro paese dalle barbarie naziste e fasciste.
-3.
Oggi è sabato ed alla buon ora mi alzo per essere puntuale all’incontro con i due commilitoni Leonard ed il suo amico di reparto [Davide, Daniele o Diego (non ho ancora capito bene il suo nome J)]; raggiungeremo i protoni di Campo Cecina (che si trovano a mt.1.400 s.l.m.) partendo dalla Dogana di Ortonovo (circa mt.10 s.l.m.) per scacciare via le truppe nemiche.
Il mezzo che mi hanno dato in dotazione per questa battaglia è una un carro armato senza lancia razzi, ma per il resto ha tutta l’artiglieria pesante che serve. Lo guardo attentamente prima della partenza e mi domando: ”ma perchè mi hanno inviato un mezzo del genere?” Per la conquista della fortezza sarebbe stato meglio una macchina più veloce e meno rintracciabile dai radar nemici, ma in fin dei conti questa scelta avrà la sua giusta motivazione.
Alla partenza ho chiare tutte le scelte fatte dai nostri comandanti in quanto c’è un mezzo di ricognizione (bianchi rigida, leggere e giudata da un soldato veloce e resistente), uno di sfondamento (cannondale prophet, munita di artiglieria e giudata da un corazziere) e la mia.
La salita viene incoraggiata dai civili che sperano nel nostro successo ed aspettano il nostro ritorno in quanto significherebbe vittoria.
Facciamo la prima ricognizione sul monte Bastione per vedere se la brigata nemica è sempre rintanata in questa magnifica fortificazione oppure se la è già data a gambe sapendo cosa gli sarebbe aspettato. Il primo ad entrare è Leonard con il suo mezzo, dietro io e poi la vedetta; tutto sembra tranquillo ma qua è la sono state lasciate delle trappole che vengono subito disinnescate, dopodichè possiamo issare la nostra bandiera.
Fatto un lauto pasto e recuperate le energie riprendiamo la nostra ascesa verso il pericolo maggiore. La vetta sembra vicina, ma man mano che saliamo ci vediamo costretti a rallentare il nostro passo a causa delle imboscate che ci vengono fatte lungo il percorso. Siamo sempre a quota 900 ma il morale è alto e proseguiamo spavaldi nonostante i dolori che iniziano a farsi sentire a causa di battaglie sempre più costanti.
La vedetta è sempre davanti e ci indica la strada, mentre il sottoscritto rimane da solo nelle retrovie aspettando il momento di entrare in azione.
Adesso manca poco ed a quota 1320 riusciamo a trovare dei compagni partigiani che ci offrono un posto caldo ed un piatto di minestra; spieghiamo come sono andate le cose fino ad ora e, per alleviare i dolori, ci viene somministrata una dose massiccia di bomba (classica bevanda a base di crema di limone).
La temperatura si è abbassata ed è giunto il momento di prepararci per lo scontro finale. I pratoni sono vicini, ma duri da raggiungere. Il combattimento ci vede tutti in prima linea decisi ad allontanare quelle truppe nemiche; la battaglia e cruenta e bisogna dar fuoco a tutte le cartucce che ci restano, ma alla fine…….vittoria. Come dei cani che segnano il loro territorio noi delineiamo il nostro; ci siamo riusciti, siamo finalmente liberi ed adesso non resta che andare a comunicare la novella a quei cittadini che avevano riposto in noi tutti i loro sogni.
Per la discesa abbiamo optato di affrontare il sentiero denominato il “Pedofilo” (il perché di questo nome lo ignoro) in quanto meno accidentato degli altri a nostra conoscenza e, da fonti sicure, libero da truppe di irregolari (forse nostri amici, ma non si può mai sapere) che preferiscono cimentarsi in battaglie sempre più cruenti; prima di arrivare ad esso però dobbiamo superare un tratto in cui chi sa chi ha scavato la roccia in modo da formare un tunnel.
La voglia di ritornare dai nostri cari è grande, ma siamo stanchi ed il terreno è accidentato e non privo di passaggi ostici. Proprio quando sembrava tutto finito ecco che ci accorgiamo di aver sbagliato strada ed arrivati sul letto di un torrente siamo pronti a dare forfait. Ci strascichiamo tirandoci dietro i nostri mezzi fino a che non troviamo la strada asfaltata e su di essa un truppa alleata (ma con ideali diversi) che ci da le indicazioni per raggiungere l’ultima nostra discesa prima del meritato riposo.
Arriviamo al paesino di Castelpoggio è tutti gli abitanti sono già in festa e ci salutano come si fa per degli eroi. Saliamo l’ultima nostra vetta e poi giù nel sentiero a trincea denominato “Barattini”. Che gioia scendere a tutta velocità per questo percorso per il quale ho stima e familiarità.
Ora ci siamo e giunti al comando generale ci stringiamo le mani e ci diamo appuntamento al prossimo richiamo alle armi.
-2
Oggi è domenica e mi godo il meritato riposo dopo le scorribande di ieri.
Il mio compito è quello di andare dal comandante in capo (mio nonno) e riferirgli gli esiti dell’impresa.
Prima dell’appuntamento fissato per le 12.00 mi divago un po’ andando a trovare il mio cronista preferito che ha come location Tonfano; chiaramente oggi non giro con il carro armato ma ho in dotazione un mezzo da messaggero.
Svolte tutte le mie mansioni torno a casa per il meritato riposo ed alla sera mi do ai bagordi ripensando alle emozioni del giorno prima.
-1
Oggi è lunedì e sono stato richiamato alle armi utilizzando lo stesso mezzo che avevo sabato potenziato con dei cingolati posteriori di maggior arroganza.
L’appuntamento è previsto alle ore 9.00 a Ripa e questa volta partecipano alla spedizione anche il battaglione lucchesia (Pazzo di Lucca e Maik) e quello pisano (Hangover ed IlSilvio).
Purtroppo tra questi due corpi scelti non c’è buona simbiosi soprattutto per il fatto che i primi ritardano sempre agli appuntamenti.
Finalmente siamo tutti, carichiamo i mezzi (questa volta tutti muniti di artiglieria pesante) sugli aeri da trasporto e veniamo lanciati su una località del Comune di Massa denominata Pasquilio, dove tra le altre cose sono ben visibili i passaggi della Grande Guerra (linea gotica).
Ci mettiamo le armature ed incominciamo a salire a piedi sul crinale del monte che ci porterà a perlustrare le linea alleate fin poco sopra l’abitato di San Carlo.
La nostra discesa è veloce ed all’accampamento della brigata vagabondero porgiamo i saluti e ripartiamo pensando al “Budello” che ci aspetta a gambe aperte, pronto a darci tutte le gioie di questo pianeta.
Finito di fottere ecco il momento di risalire per svolgere la ricognizione più pericolosa della giornata….il monte Folgorito. La nostra salita è rilassata, ma in cuor nostro sappiamo che il peggio può nascondersi dietro l’angolo ed anche se fra poco arriveranno rinforzi (Leonard) non bisogna distrarsi.
Raggiungiamo intorno alle 12.30 la croce di questa montagna e grazie alla sua magnifica posizione possiamo capire qual è il tracciato migliore da affrontare, il sole ci abbaglia ed il mare ci chiama, forza ragazzi sbrighiamoci che si è fatto tardi.
Scendiamo infuocati, la voglia di vendetta non si placa e anche nel momento in cui Leonard trova un ostacolo, Hangover esclama………”è difficile o impossibile?”, “difficile” risponde la vedetta; ed allora nel silenzio più assoluto il pisano parte e sparisce sotto di noi facendoci capire che la vittoria è alle porte. Ci siamo, ormai non manca molto all’inizio di un nuovo giorno, gli aeri ritornano alla base ed i patrioti si salutano aspettando la buona notizia.
0
Oggi è martedì, io ho giocato un po’ al pensiero di questo giorno, ma quello che è successo 61 anni fa non è stata una stronzata. Non possiamo dimenticare la gente che ha vissuto in questi orribili anni e nemmeno di quei soldati che ci hanno reso la libertà. Solo una cosa voglia aggiungere….”chi brucia delle bandiere di un altro stato non ha capito un cazzo”.

No comments:
Post a Comment