
Oggi mi sento carico grazie ad un fine settimana pasquale (dove non sono andato via causa previsioni del tempo errate) dove ho fatto un pò di tutto. Pensavo di essere sfavato al pensiero di rinchiudermi in questo buco ed invece, forse grazie anche ad un tempo incerto, non ho un cazzo di voglia di lavorare, ma ho l’energie cariche al pensiero che la prossima settimana ci sarà un ponte ancora più lungo ed allora è bene incominciare già da ora a pensare a cosa organizzare.
Se dovessi fare un breve riassunto di ciò che si è compiuto in questi tre giorni (sabato, domenica e lunedì) vi potrei dire: bici/birra, pesce e vino bianco /macchia di San Rossore, Folgorito (a piedi)/vino bianco ed affettati, ma preferisco raccontare tutto per filo e per segno.
Sabato
Ritrovo a Bocca di Magra per giro in bici con i bikers della west coast e più precisamente: Leonat & friend, Milk, Scopetta & C.. Siamo tutti pronti a pimpare il Monte Marcello, ma dalla prima salita capisco già che per il sottoscritto sarà dura. Il mezzo che ho sotto il culo sicuramente mi darà più gioie in discesa, ma intanto bisogna salire e spesso e volentieri spingo il mio destriero perchè mi sento il cuore in gola.
Arriviamo nei pressi del giardino botanico e ci infrattiamo per un attimo visionando la meraviglia di questo comprensorio e del ragazzo hippy mentre fa ginnastica in perizoma proprio davanti ai nostri occhi.
Scendiamo quindi fino a Zanego e poi a Tellaro attraverso sentieri misti sassi piantati e smossi (peccato non avere una full, ma volevi la brigigletta ed allora.....) e finalmente eccoci nel salotto bene della costa. Qualcosa però mi urta e fa allontanare i miei compagni, ma cosa sarà mai? Ecco scoperto l’arcano, i miei pantaloncini sono talmente bagnati che sembro uno che se la è fatta sotto; non so proprio con sviare a questo inconveniente ed allora decido di affrontare a spron battuto tale incontinenza entrando bello gaio nel bar dove quei cattivoni della west coast erano già pronti a pensare come si potesse pimpare quella scollatura della barista provvista tra l’altro di un bel davanzale.
Finiamo il nostro caffè con pasta e ripartiamo di slancio per risalire in cima al Monte Marcello e nel frattempo commentiamo, con il Milk, le ultime sulla politica. Carico di incazzatura, perchè la sinistra non dice quello che voglio sentir dire, affronto le 5/6 pettate con una grinta allucinante ed arrivato sull’asfalto sono più o meno morto. Non mi era mai successo prima, cercavo di recuperare i fuggitivi (tutti quelli che erano con me quel giorno nessuno escluso), ma l’asfalto era troppo pesante per quelle gomme da 2.5 e così ho preso con filosofia la cosa a tal punto che mi sono messo a parlare da solo (domani mi vado a far vedere, giuro).
Finalmente è l’ora di fare l’ultima discesa ed ho ancora un pò di energia, scendo giù cercando di star dietro a Fausto (=Milk; diventerà Oscar solo quando lo sorpasserò), ma le gambe e le braccia incominciano a cedere e poi c’è sempre Leonat davanti che non mi riesce sorpassare. Quando questo avviene siamo agli ultimi tornanti e la mia preda è già sulla strada, rialziamo le selle e ci apprestiamo, dopo i saluti a Scopetta & C., a raggiungere un bar per l’amata Moretti.
Ci rendiamo conto che le nostre condizioni non sono delle migliori, ma farsi dire dalla proprietaria del bar: “Ma è la prima volta che andate in bici?”, onestamente mi sembra un pò troppo. Sicché nulla, meglio bere fuori ed andare a casa a riposarci non prima di essere passati in cucina a salutare l’Arianna e famiglia per gli auguri pasquali e raccattare qualche alimento per il pranzo.
Finito di mangiare ecco arrivare il momento Giacomo, del quale non voglio dire nulla in questa sede ma vi assicuro che è roba seria, e con esso l’aperitivo di cui uno in compagnia di Fausto e Francesca. La luce del giorno è ormai calata e con essa i miei occhi ed allora..........buonanotte.
Domenica
La prima domanda che mi viene fatta dall’Arianna appena sveglio è: “ma a te cosa ti rappresenta la Pasqua” ed io: “la Risurrezione di Cristo!” e lei: “e poi?” ; “perchè cosa mi dovrebbe rappresentare!, Comunque andiamo che siamo già in ritardo”.
Arriviamo a Marina di Vecchiano dove ci attendono genitori e nonno (da parte del sottoscritto). Il ristorante è davvero carino e poi ben inserito nel contesto delle dune dato che è composto esteriormente da tavole di legno.
Per fortuna era già stato tutto ordinato e così possiamo mangiare pesce e bere vino bianco prima che l’orda assassina riempia il locale (e poi parlano di crisi! Mia madre già da due settimana fa provava a prenotare un ristornante, ma tutti erano al completo almeno da due settimane prima).
La nota positiva della giornata era il nonno che puntava una cameriera carina, ma con qualche cosa di strano forse la bocca che aveva allenato troppo a forsa di dire ovolollo.
Finito il pranzo sorpassiamo le dune ed ecco il mare in tutta la sua bellezza ed il sonno che avanza, ma senza pensarci un attimo ecco che ci rimettiamo in movimento in direzione San Rossore.
Giunti all‘interno del parco mi accorgo subito della differenza dell‘essere uomo preistorico e dell‘essere uomo contemporaneo; il primo è colui che non rimane indifferente al richiamo della natura della quale, tra l’altro, ne teme la potenza (motivo per cui ne ha rispetto); l’altro invece è quello con le sembianze più paleolitiche anche se si crede moderno in quanto è provvisto di camper che astutamente viene lasciato sotto le fronde degli alberi così come del resto il suo proprietario, il quale, agile come un bradipo, tira fuori la sdraio e si piazza accanto al suo mezzo a due passi dalla strada asfaltata, dalla polvere e dallo smog delle altre vetture, il tutto mentre il figlio cerca di coinvolgere i genitori nel gioco ma senza risultato alcuno.
L’uomo preistorico invece si avventa dentro il bosco richiamato dall’istinto della caccia, si prepara una lancia ed inizia la ricerca delle fiere. Si incammina facendosi strada fra gli alberi fino a che non avvista la preda ed allora ecco che il sangue incomincia a ribollire, il cinghiale e li davanti ai suoi occhi e non ha paura di morire perchè sa che la lotta non è impari. Furbescamente la belva si nasconde dentro il suo home spot e le tracce vengono perse; allora scatta il piano B, preparare una trappola che ci assicurerà il cibo per una settimana, ma proprio sul più bello ecco che arriva il guardaparco e con esso finiscono le mie voglie di selvatico.
Nel frattempo continuo a vedere prede, forse anche più abbordabili come i daini, ed ecco che arrivano i rinforzi. Simone è pronto ad aiutarmi nella caccia perchè anche lui è affamato come me; nel frattempo le donne accendono il fuoco e drinnnnnn...... “Signori le 19.30 sono passate, dovete andare via” (così ci dicono dei guardia parco con la jeep).
Salutiamo allora i nostri sogni preistorici e ci dirigiamo in Piazza dei Miracoli a fare concorrenza a quei fotografi che fanno mettere in posizioni i familiari facendo sembrare questi ultimi i salvatori della Torre; io ed Arianna abbiamo i ricambi in macchina per facci belli e questo ci fa sembrare questa giornata un viaggio, ci andiamo a bere una birra in un bar fuori Piazza e ripartiamo per la west coast direzione suoceri.
Al rientro a Pietrasanta pensiamo a come saranno le condizioni di Giacomo e non appena passiamo l’arco ecco che il fachiro si appresta ad entrare al Michelangelo per farsi una bevuta accompagnato dalla sua futura sposa.
Sono le 24.00 e tutto fa strano, arriva anche Simone e Francesca ed incominciamo a movimentare la serata mettendo un pò in discussione le sue decisioni chiaramente non senza tirare frecciatina alla sua futura compagnia di vita.
Io ed il mio socio siamo distrutti, non sappiamo più che fare, fino a ieri pensavamo che fra loro due fosse finita ed invece stasera risiamo alle solite ed allora via verso la Rocca a prendere un’altra boccata d’aria.
Lunedì
Il mio primo pensiero al risveglio è “oggi mi sa che è proprio una brutta giornata”, invece il cielo è limpido e si sente una meravigliosa aria primaverile.
Un, due e tre ed ecco fatto il programma, andiamo ad Azzano/Giustagnana a piedi, dopodichè ci fermiamo un attimo alla festa organizzata da Federico (alias Pipino) e poi giù a casa prima che faccia buoi.
Passiamo dalla Piazza per andare a prendere la macchina ed ecco che veniamo chiamati di un voce familiare; è Pipino che ci invita a prendere un caffè e ci spiega che la festa non è stata organizzata a causa delle previsioni del tempo passate in questi giorni dalla televisione.
Organizziamo allora tutti insieme un giro da fare e scegliamo Punta Corvo, ma poi per strada ragioniamo un attimo e pensiamo a che bordello di macchine ci sarà da quelle parti ed allora ecco ritornare in voga Cerreta San Nicola, dove tra le altre cose si dovrebbe trovare anche Ormonella con Medicina.
Il nostro programma prevede la traversata fino al Pasquilio dove, 99% troveremo del cibo per i nostri stomachini. Saliamo, sorpassiamo il Folgorito e la sua Linea Gotica fino a che non vediamo l’invedibile; uno dei miei home spot preferiti per la MTB si è trasformato nel campeggio del Pistoia Blues, la gente stranguglioni lungo la strada, il sudicio nei campi verdi, gente che invece di andare a piedi si è portata minimoto o moto da trial, un delirio vero e proprio ed oltretutto di mangiare un facaccina non c’è nemmeno verso perchè è tutto pieno.
Qualche cosa da mangiare ce l’eravamo portata dietro ed allora via da quella invasione barbarica e dietro front in direzione Folgorito. Appena il frastuono “cittadino” smette di tormentare le nostre orecchie, tiro fuori dallo zaino la torta di riso salata e quella dolce e, terminato il fiero pasto, si riparte in compagnia di anziani esploratori dei monti che ci raccontano qualche loro avventura e ci insegnano i nomi di qualche fiore o pianta.
Giunti alla casa di legno di Garibaldi ecco che il mio cuore si riempie di gioia alla vista del proprietario ultra ottantenne che non poteva mancare all’annuale ascesa fino al suo rifugio. Per questo uomo posso avere soltanto parole di stima ed augurargli di ripetere questa sua tradizioni per gli anni a venire.
Telefono a Milk per sapere dove si è posizionato e lui mi risponde che ci viene incontro sul pratone accanto alla chiesa di Cerreto san Nicola; con lui e Francesca c’è anche il cane Maia (o Gaia non mi ricordo) e con quest’ultima Osso (cane di Federico) cerca di istaurare un rapporto, ma senza buoni risultati.
Lo stomaco si dimena ed è giunta l’ora di andare a fare merenda/cena, destinazione il Cantinone a Romagnano (MS).
Il Cantinone è un locale d’altri tempi, la prima volta che ci sono venuto avevo più o meno 22 anni e quel vino aveva fatto breccia nella mia ugola e forse anche un pò al fegato.
Lo scenario ai tavoli è sempre il solito, locals gonfi che istaurano aspre discussioni sulla politica e noi che ci scoliamo il vino, mangiamo pinzimionio, frittelle di baccalà ed affettato vario. Mamma mia che spettacolo questo posto a me fa stare talmente bene che ad un certo punto inizio a diventare dislesbico e sbaglio sul nome del film che veniva proiettato la mattina su rai tre; infatti invece di dire “A qualcuno piace caldo” dico: “alle donne piace caldo” mandando il delirio la falange maschile (Milk e Pipino) ed in disibilio quella femminile (Arianna, Elisa e Francesca).
Riempiti ben ben da quelle loccornie casalinghe non resta altro che fare ritorno a Pietrasanta, salutiamo il massese e la carrarina e via verso le mura e verso il meritato riposo.

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