
Innanzi tutto devo fare una prefazione:
“sono drogato si, ma di MTB ed ogni tanto nella mia testolina da tossico dipendente frullano delle idee che prima o poi voglio realizzare e questo trip è uno di quelli".
PIETRASANTA-LUCCA
Alla partenza i musi sono: io, IlFede e Petit Napoleon; già strafatti ma con un barlume di intelligenza decidiamo di imboccare subito le strade secondarie che 99 su % ci eviteranno gli incontri con le forze dell’ordine.
Parlando della merce che ci aspetta a destinazione nemmeno ci rendiamo conto di essere già arrivati a Kamaiore e così, nella selva, ci guardiamo bene negli occhi e ci spariamo un po’ di energia necessaria ad affrontare lo spettro del Bini.
Il Bini è un tunnel con il quale bisogna lottare per poi vedere la luce, ma la paura di rimanere nel buoi è talmente grande che solo aiutandoci a vicenda lo possiamo sconfiggere e così, uniti per la conquista della salvezza, arriviamo in cima al Pitoro.
Qui però altre insidie ci attendono, infatti lungo la strada si trova un luogo di perdizione che man a mano che ti avvicini sembra chiamarti come fecero a suo tempo le sirene ad Ulisse. Il Sexy Club è a tutti gli effetti una droga pesante ma per fortuna al suo interno non regna l’amata lisergia ma bensì l’oblio e così passiamo oltre e raggiungiamo, già stremati dal calo, Gualdo.
Mai avrei pensato di affrontare un tragitto così impegnativo sotto l’aspetto psicologico; anche Gualdo è un luogo di culto per l’ozio in quanto abitato saltuariamente il dio Bacco. Per fortuna quel giorno il padrone di casa era a mieter vittime da un’altra parte e così attraversiamo velocemente il paesino e ci prepariamo per la prima ricarica di adrenalina.
Sarà che a me l’adrenalina piace e così faccio il caricone prima degli altri due. Più c’è discesa e più c’è vita, ma per quanto questo benessere interiore potrà durare?
Arriviamo purtroppo su di una strada asfaltata, ci guardiamo intorno per vedere la presenza o meno degli sbirri e saliamo fino a che non ci troviamo persi.
Forse le persone che abitano questa zona ci hanno visto arrivare e si sono nascoste, certo è che mancano poche ore all’appuntamento e non sappiamo dov’è quella strada sterrata che mi era stata consigliata da un collega drogone lucchese.
Vaghiamo per un po’ fino a che non sclero e mi butto a capofitto nella prima strada bianca che vedo, la via continua anche se piena di insidie e dopo aver oltrepassato un altro tunnel ecco che intravediamo la civiltà. Non so se chiamarla così è giusto, ma il monastero di Farneta e comunque abitato, da chi lo ignoro, ma qualcuno ci dovrà pur vivere altrimenti sarebbe bello farci un bel Cristiania formato Italy.
Cavolo….ecco la strada principale, adesso se ci beccano siamo fritti; per fortuna le forze dell’ordine sono impegnate a sedare la protesta per chi, giustamente, non vuole avere drogaccie come inquinamento acustico ed atmosferico a casa sua; così riusciamo a raggiungere l’argine del fiume Serchio e finalmente ecco le mura di Lucca.
Ci arriviamo in botta piena e da quanto siamo sonati incominciamo a saltare di qua e di là.
Entriamo velocemente all’interno delle mura ed alla vista di Saint George rabbrividiamo per quello che ci potrebbe succedere.
Puntuali però all’appuntamento ci mimetizziamo tra la folla grazie hai vestiti di ricambio che prontamente avevamo caricato nei nostri zaini e finalmente ecco che arriva. Lui è piccolo con dei baffoni ed un cappello in testa stile gangster, facciamo lo scambio e come per magia…….sparisce.
Io non vedo l’ora di testare subito il prodotto e dopo un po’ mi ritrovo materializzato all’interno della pancia di un drago.
Mano a mano che ci avviciniamo a casa il trip svanisce, ma ormai siamo arrivati sani e salvi.
Ci salutiamo con il sorriso e………..al prossimo carico.

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